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Sono le 6 e 40 del 1 gennaio 2014 e mi sto alzando, come tutte le altre mattine dell’anno, anche perché la sera prima mi sono coricato come tutte le altre sere.
Non ho salutato festeggiando il 2013, visto che non c’era proprio nessun motivo per festeggiarlo. Non ho salutato festeggiando l’arrivo del 2014, visto che questa ritualità augurale ed apotropaica, almeno negli ultimi cinque anni, non ha avuto gli effetti auspicati.

Poi, visto che il mattino ha l’oro in bocca, ne ho potuto cogliere più chiaramente i riflessi e ho cominciato a valutare come almeno per 1,214 miliardi di battezzati, fonte Annuario Pontificio 2013 riferito ai dati forniti dalle diocesi cattoliche l’anno 2011 che non comprende grandi paesi che non hanno rapporti con la chiesa di Roma come la Cina, e più in generale per oltre 2 miliardi di persone che costituiscono la cristianità, l’anno appena trascorso è stato straordinario. Forse lo sarà per l’intera umanità.

L’avvento del nuovo “vescovo di Roma”, come non a caso si è definito Jorge Maria Bergoglio quando è divenuto Papa Francesco, ha cambiato molte cose nei fondamentali di quello che ancora viene definito il mondo occidentale i cui paradigmi sono stati alla base del processo di colonizzazione culturale che a partire dalla seconda guerra mondiale ha investito tutto il globo.

Prendendo in considerazione la definizione di “Vescovo di Roma” che ha un carattere molto più “devastante”, senza drammatizzare il termine, che l’atto di scegliere il nome di Francesco, un santo che è stato considerato un eretico da gran parte del clero a lui contemporaneo. Questa non è tanto un gesto di umiltà, come quasi tutti l’hanno esclusivamente considerato, ma piuttosto un richiamo alle radici cristiane pre~costantiniane, quando il cristianesimo non era ancora “religione di stato”, e l’impero cristiano romano non aveva ancora prodotto i primi martiri per le altre religioni e soprattutto per i “liberi pensatori” di impostazione “classica pagana”, prima fra tutti Ipazia d’Alessandria, guarda caso una donna.

Questo modo di porsi al cospetto del Mondo si riferisce ed allo stesso tempo costituisce un archetipo, così come inteso dall’antropologo Carl Gustav Jung più che dallo psicanalista, che agisce direttamente sull’inconscio collettivo.
Questa è la vera svolta. La capacità di agire non per dogmi ma per archetipi!

Finalmente i “liberi pensatori” di ispirazione “laica occidentale” ma di cultura cattolica, comunque cristiana, definizione che fortunatamente oggi coinvolge milioni di persone, potranno riappropriarsi di una identità culturale, di un inconscio collettivo senza ipocrisie e senza tradire la propria esperienza personale che ha prodotto anche un inconscio individuale.

Agendo per archetipi, ma senza dogmi e paradigmi ideologici, si può condividere il Mondo Globale, con le nostre “filosofie deboli” ma ontologicamente fondate. Non dimenticando comunque che, nonostante tutto il Mondo Globale, anche in quelle regioni con identità culturali e cosmogonie ancora abbastanza integre, si ispira ancora ai nostri modelli di comportamento. Quindi potremmo cambiare il mondo senza sopprimere le identità culturali specifiche, anzi contribuendo a rafforzare le identità che si fondano su archetipi culturali che hanno profondamente inciso sull’inconscio collettivo.

Riflettendo mi assale un moto di orgoglio: lavoro per archetipi da sempre nel mio mestiere di Architetto.

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