Oggi sentiamo spesso parlare di smart cities, come spesso sentiamo parlare di smart houses, smart cars, smart televisions, smart phones, ecc…, spesso senza avere una reale conoscenza sia del sostantivo che dell’aggettivo qualificativo. O meglio, possiamo avere conoscenza di ciò che possiamo controllare quotidianamente: gli oggetti della vita quotidiana, il telefono, la televisione, l’auto, probabilmente anche la casa, ma di certo pochi hanno conoscenza della città, nei suoi aspetti costitutivi e significativi.
Allo stesso tempo forse non sappiamo bene cosa sia l’intelligenza, se attribuiamo l’aggettivo che ne deriva a tante cose capaci semplicemente di immagazzinare ed elaborare dati, con capacità e velocità impossibili per l’uomo. Lo sviluppo della tecnologia e l’adattamento dell’ambiente circostante alle nostre limitate capacità innate di sopravvivere nell’ambiente naturale è uno degli aspetti importanti del nostro essere, è una parte necessaria e costitutiva della nostra anima. Tuttavia, siamo arrivati a un punto che, se non gestiamo con attenzione il nostro approccio alla tecnologia, rischiamo di delegare ad altre entità al di fuori di noi la nostra capacità di immaginare, archiviare ed elaborare i dati, che costituiscono l’intelligenza. Tutto questo accadrà, eventualmente ed essenzialmente, per la nostra pigrizia.
Così oggi proveremo a capire davvero cosa sono le smart cities, perché affrontare il tema delle smart cities vuol dire affrontare il tema dell’architettura e della città del terzo millennio. Soprattutto perché nella gestione e nell’uso delle smart cities ci sarà il destino dell’umanità, della specie Homo sapiens.
Fondazione astratta di Smart City: Modello Urbano e Territoriale a struttura frattale, basato sul Diagramma di Voronoi e sul sistema di localizzazione delle culture agrarie di Von Thunen
LA CITTÀ
Nel frattempo, è necessario dare alcune risposte essenziali su cosa sia una città e perché gli esseri umani hanno bisogno della città.
La città è un ambiente artificiale costruito dagli esseri umani per rispondere alla loro inadeguatezza a sopravvivere nell’ambiente naturale.
Ricordate Platone in “Protagora”, dove rappresenta il mito di Prometeo che ruba il fuoco a Efesto, e quindi la tecnica, per donarlo agli uomini, rimasti senza strumenti adeguati a sopravvivere nell’ambiente naturale? Questi strumenti non sono solo un apparato materiale tecnico ma, soprattutto, sono strumenti intellettuali che ci permettono di fare, operare, risolvere gli innumerevoli problemi che ci vengono posti di fronte nel nostro percorso di sopravvivenza della specie: costituiscono l’anima degli esseri umani, come spiega bene Galimberti in “Psyche e techne”.
Ma questo non bastava, perché senza principi morali gli esseri umani si uccidevano a vicenda. Per questo Prometeo implora Zeus di poter attribuire agli uomini i principi etici costituiti dal pudore e dalla giustizia e di conseguenza la possibilità di costruire città.
Questo processo riguarda la cultura occidentale, ma non è dissimile dalle altre culture antropiche che possiamo trovare sulla Terra: la città diventa ovunque il simulacro collettivo della nostra anima, in cui si riflettono le nostre aspirazioni collettive, comprese le nostre presunzioni di intelligenza.
Ma prima di riflettere queste aspirazioni, la città deve costruirsi come luogo di orientamento, nello spazio e nel tempo. Questo è un requisito essenziale per stabilire un rapporto positivo e costruttivo con gli esseri umani che la utilizzano, e per evitare la condizione di alienazione delle periferie contemporanee, dove manca qualsiasi tipo di tessuto, da quello urbano a quello sociale.
Castel San Giovanni (oggi San Giovanni Valdarno): Città Fondata dal Comune di Firenze nel 1299 su struttura agrimensoria di Arnolfo di Cambio riferita ad una precisa numerologia sacra. Sotto una proposta di riqualificazione attuale riferibile alla filosofia fondativa
L’INTELLIGENZA
L’intelligenza non nasce dal nulla ma si sviluppa dall’esperienza, dal saper fare, anche quello delle generazioni precedenti, attraverso la trasmissione genetica: non c’è intelligenza senza storia. Senza esperienza, quindi storia, l’intelligenza sarebbe solo una sterile capacità di elaborare dati e nozioni senza la capacità di sintetizzarne cause ed effetti: il contrario dell’intelligenza.
L’interazione con l’ambiente e l’architettura è una necessità essenziale per lo sviluppo dell’intelligenza. Proviamo a capire perché.
Nella realtà, il tempo, che regola lo svolgimento delle nostre azioni, non esiste, è un’astrazione, per questo abbiamo bisogno di orologi, calendari e altri strumenti che ci permettano di sincronizzare le nostre azioni, per noi stessi ma anche in relazione con gli altri. Ma nei nostri processi mnemonici, che contribuiscono in modo significativo allo sviluppo della nostra capacità di comprendere, analizzare e sintetizzare la realtà, la dimensione del tempo è surrogata nel nostro processo di utilizzo dell’ambiente. In questo processo si forma una sequenza di prima e dopo ogni fatto che abbiamo potuto memorizzare, che si sviluppa essenzialmente nella ricostruzione del processo di fruizione dello spazio in cui si è sviluppata l’azione. Secondo la sequenza degli ambienti e delle architetture in cui si sono svolti gli eventi, si forma la sequenza temporale: il tempo viene ricostruito. In questo modo, la nostra capacità di comprendere, analizzare e sintetizzare i fatti, anche nel loro significato profondo, si amplia ogni volta, esercitando ogni volta le nostre capacità intellettuali e contribuendo quindi a potenziare l’intelligenza.
Quindi possiamo dire che l’intelligenza ha bisogno della storia e dell’interazione con l’ambiente costruito: città e architettura.
Gaiole in Chianti: sotto il borgo antico e sopra il borgo nuovo recentemente realizzato con una nuova riaggregazione delle tipologie locali originarie facendo riferimento a strutture archetipe di relazione urbana
SMART CITIES
Possiamo avere città intelligenti solo se consideriamo, prima di tutto, le caratteristiche storiche, morfologiche, funzionali e strutturali delle città stesse. Caratteristiche riconducibili a due fattori distinti:
– FATTORE ARCHITETTONICO
– FATTORE URBANO
Per quanto riguarda la smart city, ovvero l’applicazione di processi di intelligenza artificiale alla gestione e fruizione della città, ormai diventati un requisito obbligatorio, bisogna stare molto attenti. Nel senso che è fondamentale eliminare ogni rischio di una progressiva diminuzione della capacità umana di analizzare e sintetizzare cause ed effetti di fatti e circostanze, che possono derivare dal delegare agli enti che gestiscono la città stessa, quindi il mondo reale, tutti quegli strumenti, consci e inconsci, che consentono di appropriarci di un luogo e di appartenergli. Strumenti antropologici che sono parte costitutiva del FATTORE ARCHITETTONICO, che controlla principalmente gli aspetti storici e morfologici della città. A tal fine non devono mai essere traditi i contenuti essenziali della città, come luogo di scambio e di relazione tra le persone e luogo di orientamento verso il mondo. Negli algoritmi che dovranno gestire gli aspetti più complessi della gestione e fruizione della città contemporanea non possono mancare riferimenti alla storia della città. Non solo per gratificare la città, ma soprattutto, come abbiamo visto, perché l’esperienza storica è un aspetto formativo essenziale dell’intelligenza.
Gli aspetti funzionali e strutturali sono invece controllati dal FATTORE URBANO, non direttamente percettibili e sintetizzati dall’esperienza diretta dell’ambiente. In questo caso l’efficienza dell’algoritmo prevale sull’esperienza diretta, tuttavia l’applicazione dell’intelligenza umana nella ricerca e nella metodologia non deve mai essere sopraffatta dall’efficienza dell’intelligenza artificiale. Questo perché anche il fattore urbano costitutivo della città dipende da una forma ideale, anche se non direttamente percepibile, che ne costituisce la struttura di relazione. Per essere ideale la forma della struttura di relazione non può prescindere dall’intelligenza umana, finché ne saremo dotati, perché la capacità di elaborare e sviluppare idee in base all’esperienza diretta dell’ambiente è proprio una prerogativa della specie Homo Sapiens.
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Urbe Theatrum Europa Exillis di Bucarest: Fattore Architettonico e Fattore Urbano espressi in un progetto urbano definibile “smart”, purtroppo non realizzato.
FATTORE ARCHITETTONICO
Nella storia dell’uomo, la fondazione della comunità rurale prima, e della città poi, traggono origine da princìpi che possono essere universalmente applicabili nelle differenti aree geografiche e nei differenti periodi storici. Tutti basati sulle strutture antropologiche che consentono l’appropriazione del luogo e l’appartenenza al luogo.
APPROPRIAZIONE DEL LUOGO è la condizione antropologica essenziale, senza la quale non si può procedere a nessun altro tipo di rapporto “abitativo”, che consente di appropriarsi della struttura costruita o dell’ambiente: delle sue caratteristiche strutturali connesse con la fruizione del tempo esistenziale e con l’orientamento nello spazio esistenziale attraverso quei meccanismi inconsci così cari a Norberg-schultz che regolano la percezione di ambiti, assi e centri. Questi elementi sono espressi in termini geometrici, in quanto attraverso la geometria si può compiere la necessaria astrazione per controllarli ed analizzarli, ma in realtà sono entità che agiscono a livello della coscienza ed interagiscono con l’esperienza esistenziale di ciascuno.
L’ambito è un elemento strutturale dello spazio esistenziale che consente di individuare il dominio di riferimento di una struttura costruita o di un ambiente da abitare: il suo confine con tutto ciò che in esso è contenuto.
Gli assi sono elementi strutturali dello spazio esistenziale che consentono di orientare la fruizione di una struttura costruita o di un ambiente da abitare: le direzioni di riferimento e le linee di percorrenza.
Il centro è un elemento strutturale dello spazio esistenziale che consente di qualificare e caratterizzare una struttura costruita o un ambiente abitabile: l’emergenza specifica e l’elemento di discontinuità.
Attraverso tutti questi elementi strutturali dello spazio esistenziale si riesce ad operare la condizione essenziale che può essere definita come appropriazione del luogo, senza la quale, pur essendo contenuti in un contenitore non possiamo abitare.
APPARTENENZA AL LUOGO è la condizione antropologica che consente di abitare una struttura o un ambiente costruito permettendo di identificarsi con esso, cioè di appartenere al suo tempo esistenziale e di godere dello stesso spazio esistenziale. Si può definire l’appartenenza ad un “ambito” non per il fatto di trovarsi all’interno di questo elemento strutturale, ma perché è riconoscibile ed è possibile identificarsi con esso, in conseguenza del fatto che si può stabilire relazioni con gli elementi dello spazio esistenziale che lo compongono. Ciò si verifica sia quando questi elementi fanno parte di una stessa cultura di appartenenza, sia quando fanno parte di una cultura diversa ma comunque riconoscibile, perché sviluppata all’interno delle caratteristiche strutturali antropologiche legate ad aspetti generali della cultura umana, indipendentemente dal luogo o dal tempo in cui sono esercitati. Al di là del riconoscimento dello “ambito”, ci si può orientare al suo interno facendo riferimento agli assi che lo strutturano, rendendolo accessibile e identificabile in senso esistenziale, a prescindere dal fatto che il contenuto rappresentativo e simbolico, che vi è racchiuso, appaia interamente comprensibile. Gli assi consentono di stabilire un rapporto di appartenenza con il luogo perché possono avere una duplice funzione all’interno dello spazio esistenziale: di struttura dell’orientamento e di rappresentazione della comunicazione. Finalmente si giunge a tutto il processo di identificazione con il luogo quando si è in grado di individuare e stabilire relazioni con i centri a cui fanno riferimento gli assi che strutturano l’area di riferimento. I centri diventano i punti fissi e irrinunciabili del processo di identificazione con una struttura o ambiente costruito, i punti in cui passano gli assi verticali dello spazio esistenziale, costringendo a volgere lo sguardo verso l’alto, dove si concentra il tempo Aiòn.
In funzione di quanto sopra esposto si ottengono le condizioni di appartenenza al luogo, con tutti gli elementi necessari per “abitare” una struttura o un ambiente costruito, che in questo modo e solo così può diventare “Architettura”.
Un progetto di sintesi architettonica fra Cultura Europea e Cultura Cinese
FATTORE URBANO
Il fattore architettonico riesce ad essere determinante ed essenziale a livello di unità urbana elementare, circa 10.000 abitanti. Ancora riesce a controllare adeguatamente l’unità urbana che si sviluppa a livello di vera e propria città, fino a circa 120.000 abitanti. Oltre questa dimensione, fino a livello di metropoli e megalopoli, per la complessità delle relazioni che si vengono a formare, diventa essenziale una programmazione informatizzata che sovrintende alla pianificazione, la gestione e l’uso dell’organismo urbano: la Smart City.
In questo caso il complesso processo di programmazione deve coinvolgere soprattutto il fattore urbano con tutte i sistemi infrastrutturali che ne costituiscono i fattori subordinati, fermo restando le strutture del fattore architettonico che comunque debbono entrare nel processo di programmazione con la loro evidente autonomia.
In particolar modo il fattore urbano è costituito dai seguenti fattori subordinati.
1- FATTORE PRODUZIONE E CONSUMO – La produzione dei beni materiali ed immateriali anche in rapporto al consumo dei suoli.
2- FATTORE ENERGIA – La produzione di energia da fonti rinnovabili.
3- FATTORE MOBILITÀ – La mobilità urbana, interurbana e territoriale con i mezzi atti a ridurre l’impatto attuale.
4- FATTORE CICLO DEI RIFIUTI – Il ciclo dei rifiuti.
5- FATTORE BILANCIAMENTO NATURA-ARTIFICIO – I fattori di riequilibrio fra natura ed artificio che tendono ad impiegare l’acqua, l’aria e la vegetazione per abbattere l’impatto climatologico degli organismi urbani.
Anche il cielo può costituire un Fattore Architettonico
CONCLUSIONI
Quindi possiamo parlare di SMART CITIES solo quando riusciremo a programmare algoritmi che siano in grado di elaborare il FATTORE ARCHITETTONICO e il FATTORE URBANO come sinteticamente descritti sopra. Fattori che sono determinabili con precisione scientifica secondo una metodologia fondata proprio sullo studio, sull’analisi e sulla progettazione dell’ARCHITETTURA, della CITTÀ, della METROPOLI e della MEGALOPOLI, secondo principi che si basano sulla struttura antropologica che caratterizza l’interazione umana con l’ambiente. Che deve essere controllata a tutti i livelli poiché quando la specie Homo Sapiens interagisce con l’ambiente necessariamente lo trasforma, proprio per la nostra “Platonica” inadeguatezza a vivere in un ambiente naturale.
In conclusione, possiamo legittimamente affermare che saremo capaci di realizzare vere SMART CITIES quando saremo in grado di attivare algoritmi capaci di elaborare il FATTORE ARCHITETTONICO e il FATTORE URBANO che consentono agli esseri umani di orientarsi anche in modo esistenziale all’interno delle stesse. Ma questa è un’altra storia.
L’articolo è stato redatto per la “Rubrica Alesia” del quotidiano Primo Piano Molise distribuito con il Messaggero
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