Borgo Novo di Gaiole in Chianti - Housing and Public Services HOUSING AND PUBLIC SERVICES
GAIOLE IN CHIANTI, SIENA - 2003-2010
Gaiole in Chianti è stato premiato da Forbes magazine come “Europe’s Most Idyllic Place To Live”
Il progetto ha vinto Homes Overseas BEST DEVELOPMENT ITALY 2007 Award
Martinelli Associati è stata invitata al World Congress of Architecture, a Tokyo dal 25 al 28 Settembre 2011, partecipando all’esposizione ITALY NOW, organizzata dal CNAPPC.
In questa occasione, è stato progettato nel Padiglione Italiano the best architecture built in Italy from 2000 to 2010, fra le quali è stata selezionata Borgo Novo Gaiole in Chianti.
Urbem fecisti quod prius orbis erat
Quando riusciamo a farlo, andiamo a ricercare a fondo le ragioni che producono le condizioni in cui operiamo: l'elaborazione del ragionamento analogico con cui inizia lo studio del mondo reale, delle vicende urbane e architettoniche, si completa in quel ragionamento archeologico. Scaviamo a fondo fino a trovare l'inizio, l'archè, l'archè-técton, l'origine della costruzione, da cui finalmente possiamo avviare il progetto per una trasformazione della realtà e per una nuova fondazione della realtà, che ormai non c'è più nostra, come architetti, ma che diventa appartenenza al mondo reale.
La frase sopra citata è tratta dal poemetto del V secolo De reditu suo di Rutilio Claudio Namaziano, anch'essa incarna lo sfondo di decadenza e squallore dei tempi che l'autore, aristocratico pagano romano, attribuisce ai barbari e al nascente cristianesimo (quanto ai relativisti e fondamentalisti contemporanei); esprime sinteticamente la condizione e anche il ruolo che dovrebbero avere gli architetti contemporanei: hai fatto una città che un tempo era un mondo.
Il Mondo, nella concezione delle culture tradizionali definibili anche “religiose”, si fonda in modo ontologico attraverso l'apparire del sacro, della ierofania che permette all'umano religioso di spezzare la continuità dell'omogeneità spazio-temporale del Caos con lo scopo di enucleare il Cosmo e quello di rappresentare la propria cosmogonia nel mondo reale. In questo contesto l'essere umano nel mondo e la realtà, dove interagisce e produce cultura, sono parte inscindibile dell'esperienza religiosa, perché nelle culture tradizionali l'Essere si identifica con il sacro: la dimensione culturale che produce i miti, i riti e le opere, vengono esattamente a coincidere con la dimensione e l'esperienza esistenziale che trae origine dalla specifica concezione del Mondo.
Nella cultura occidentale contemporanea, che per Namaziano avrebbe dovuto incarnare lo stesso retroterra espresso nel suo “Ritorno”, l'uomo moderno a-religioso è paragonato a una dimensione esistenziale profondamente diversa perché ha secolarizzato la cultura, avendo assunto il ruolo di soggetto e operatore della Storia. Ma quel processo di liberazione dal sacro comporta la continua necessità di equilibrare quegli aspetti e quei valori che hanno prodotto la cultura in cui si avvia e che sono rimasti immutati all'interno della struttura dell'inconscio dell'umano moderno. Come è ormai accettato “i contenuti e le strutture dell'inconscio sono il risultato di situazioni primordiali più antiche, complessivamente critiche, ed è così che l'inconscio viene avvolto da un'aura religiosa” (citando Mircea Eliade, che trae origine dal carattere genetico della specie umana. Dunque all'interno della civiltà contemporanea i processi produttivi della cultura non possono prescindere da una propria matrice archeologica che li radica alla loro origine, alla concezione del mondo in cui si formano e quindi alle ragioni della loro esistenza, nonostante sono privati dell'effetto ontologico in cui si sviluppano. La nostra ontologia si fa debole per analizzare, cogliere e riassumere gli effetti indotti dalle ontologie forti che hanno costituito il luogo.
Fare una città, un villaggio o un'architettura, con quello che una volta era un mondo, significa gettare nel luogo antropico tutto ciò che riguarda le attese, consce e inconsce, della discesa di quegli uomini “religiosi” che ne ebbero un'idea del mondo e hanno interagito per trasformare in modo specifico il luogo dove andremo a lavorare, facendo di questo luogo il “Centro del Mondo”: da quello specifico mondo. Tanto per cominciare possiamo costituire una nuova struttura e un nuovo linguaggio per l'architettura.
Il progetto ha vinto Homes Overseas BEST DEVELOPMENT ITALY 2007 Award
Martinelli Associati è stata invitata al World Congress of Architecture, a Tokyo dal 25 al 28 Settembre 2011, partecipando all’esposizione ITALY NOW, organizzata dal CNAPPC.
In questa occasione, è stato progettato nel Padiglione Italiano the best architecture built in Italy from 2000 to 2010, fra le quali è stata selezionata Borgo Novo Gaiole in Chianti.
Urbem fecisti quod prius orbis erat
Quando riusciamo a farlo, andiamo a ricercare a fondo le ragioni che producono le condizioni in cui operiamo: l'elaborazione del ragionamento analogico con cui inizia lo studio del mondo reale, delle vicende urbane e architettoniche, si completa in quel ragionamento archeologico. Scaviamo a fondo fino a trovare l'inizio, l'archè, l'archè-técton, l'origine della costruzione, da cui finalmente possiamo avviare il progetto per una trasformazione della realtà e per una nuova fondazione della realtà, che ormai non c'è più nostra, come architetti, ma che diventa appartenenza al mondo reale.
La frase sopra citata è tratta dal poemetto del V secolo De reditu suo di Rutilio Claudio Namaziano, anch'essa incarna lo sfondo di decadenza e squallore dei tempi che l'autore, aristocratico pagano romano, attribuisce ai barbari e al nascente cristianesimo (quanto ai relativisti e fondamentalisti contemporanei); esprime sinteticamente la condizione e anche il ruolo che dovrebbero avere gli architetti contemporanei: hai fatto una città che un tempo era un mondo.
Il Mondo, nella concezione delle culture tradizionali definibili anche “religiose”, si fonda in modo ontologico attraverso l'apparire del sacro, della ierofania che permette all'umano religioso di spezzare la continuità dell'omogeneità spazio-temporale del Caos con lo scopo di enucleare il Cosmo e quello di rappresentare la propria cosmogonia nel mondo reale. In questo contesto l'essere umano nel mondo e la realtà, dove interagisce e produce cultura, sono parte inscindibile dell'esperienza religiosa, perché nelle culture tradizionali l'Essere si identifica con il sacro: la dimensione culturale che produce i miti, i riti e le opere, vengono esattamente a coincidere con la dimensione e l'esperienza esistenziale che trae origine dalla specifica concezione del Mondo.
Nella cultura occidentale contemporanea, che per Namaziano avrebbe dovuto incarnare lo stesso retroterra espresso nel suo “Ritorno”, l'uomo moderno a-religioso è paragonato a una dimensione esistenziale profondamente diversa perché ha secolarizzato la cultura, avendo assunto il ruolo di soggetto e operatore della Storia. Ma quel processo di liberazione dal sacro comporta la continua necessità di equilibrare quegli aspetti e quei valori che hanno prodotto la cultura in cui si avvia e che sono rimasti immutati all'interno della struttura dell'inconscio dell'umano moderno. Come è ormai accettato “i contenuti e le strutture dell'inconscio sono il risultato di situazioni primordiali più antiche, complessivamente critiche, ed è così che l'inconscio viene avvolto da un'aura religiosa” (citando Mircea Eliade, che trae origine dal carattere genetico della specie umana. Dunque all'interno della civiltà contemporanea i processi produttivi della cultura non possono prescindere da una propria matrice archeologica che li radica alla loro origine, alla concezione del mondo in cui si formano e quindi alle ragioni della loro esistenza, nonostante sono privati dell'effetto ontologico in cui si sviluppano. La nostra ontologia si fa debole per analizzare, cogliere e riassumere gli effetti indotti dalle ontologie forti che hanno costituito il luogo.
Fare una città, un villaggio o un'architettura, con quello che una volta era un mondo, significa gettare nel luogo antropico tutto ciò che riguarda le attese, consce e inconsce, della discesa di quegli uomini “religiosi” che ne ebbero un'idea del mondo e hanno interagito per trasformare in modo specifico il luogo dove andremo a lavorare, facendo di questo luogo il “Centro del Mondo”: da quello specifico mondo. Tanto per cominciare possiamo costituire una nuova struttura e un nuovo linguaggio per l'architettura.